Il prestigioso magazine JAZZIT (jazzit.it), nella persona dell'editore Luciano Vanni, intervista il fondatore di JazzRights.com:
Anteprima:
Come e perché nasce JazzRights?
Le riflessioni intorno al diritto d’autore nel jazz le ho iniziate a maturare quando suonavo con Tony Scott. Osservavo come un grandissimo artista, poliedrico e carismatico, protagonista della storia del jazz e non solo, non avesse ricevuto dal “sistema” un adeguato riconoscimento. Più recentemente, ho approfondito lo studio della musicologia con particolare riguardo ai processi formativi delle “opere” jazz, e naturalmente, dell’improvvisazione. Comparando le due branche del sapere, mi sono accorto di come l’universo delle creazioni estemporanee sia quasi sempre rimasto a un livello subordinato rispetto alle opere composte, fatte salve ben note eccezioni. Detto in altri termini: la visività del “segno” (ontologia oggettuale) e la “ripetibilità uniforme” delle opere composte gode, nel nostro sistema socio-economico-giuridico e culturale, di un netto vantaggio rispetto all’evanescenza e all’intangibilità delle improvvisazioni. Tutto ciò si manifesta in un ritardo sistemico e cronico nel riconoscimento di un genere musicale e dei suoi operatori per quanto riguarda la didattica, lo status, la programmazione istituzionale e i fondi, le tutele degli artisti, e quindi anche il copyright, su una particolare forma di creazioni. Strutturare dunque una biblioteca sistematica, ma aperta ai contributi di tutti, delle opere dell’ingegno “non composte” (la Jazz Improvisation Library), credo possa significare un nuovo indirizzo, un nuovo strumento per l’intera comunità di studiosi e di musicisti.
Segue intervista su Jazzit